Il punto della situazione per TikTok
Che in U.S. ormai TikTok venga considerato alla stregua di un cavallo di Troia concepito da un fantomatico “Ulisse” del partito Comunista Cinese è un concetto metaforico più volte utilizzato.
Vaste sono le schiere dei sostenitore della teoria che sia principalmente atto a spiare, intercettare informazioni e collezionare dati.
Correnti che oltre oceano sono confluite in prese di posizione:
Il 14 dicembre, il Senato americano ha approvato un disegno di legge,
il “No TikTok on Government Devices Act” volto ad impedire ai dipendenti federali l’utilizzo del social di Bytedance su dispositivi governativi.
Mercoledì 1 marzo, la commissione per gli affari esteri della Camera degli Stati Uniti ha votato a favore di un disegno di legge che concederebbe al presidente Joe Biden l’autorità di vietare la app, nullificando la sua audience da 100 milioni di americani.
Teorie ed azioni che non sono passate inosservate in Europa:
Il 28 Febbraio il Parlamento Europeo ha seguito le orme di Commissione europea e Consiglio UE, che una settimana prima avevano bandito la app dai telefoni del personale, adducendo la ragione della decisione alle crescenti preoccupazioni su ByteDance e sulla possibilità che il governo cinese la utilizzi a fini di raccolta dati utenti e promozione di interessi propri.
Si attende a breve una reazione anche in Italia, dove il Copasir già da qualche tempo si starebbe muovendo in funzione di analisi conoscitiva della piattaforma social.
Secondo indiscrezioni stampa, l’attività sarebbe stata intrapresa a seguito di una delle ultime sedute del Comitato per la sicurezza della Repubblica, a supervisione dei nostri servizi segreti, in funzione di comprensione e difesa degli interessi per l’oltre decina di milioni di cittadini italiani registrati.
Viene poi da AGI la notizia, sprone tra gli altri delle attuali prese di posizione US/UE, che dopo un’indagine interna in Bytedance, siano stati licenziati quattro dipendenti , considerati rei di aver acquisito dati ed informazioni di utenti statunitensi di TikTok, tra i quali figurerebbero due giornalisti.
Nello specifico sarebbero stati coinvolti nell’individuazione di un leak di documenti aziendali con i giornalisti di Financial Times e BuzzFeed News .
Forbes procede inesorabilmente l’esplorazione del vaso di Pandora con analisi ed articoli:
Una di queste analisi tramite carotaggio LinkedIn enumererebbe come 300 i lavoratori di TikTok e ByteDance, inclusi direttori e dirigenti di società, in precedenza alle dipendenze di società di media governativi cinesi.
Per Forbes, 50 nello specifico lavorerebbero ora per la app e di questi 15 indicherebbero ancora in LinkedIn di avere un impiego in contemporanea con lo stato.
Si aggiungono poi al calderone le presenze della cosiddetta funzione di Heating, di un potenziale doppio algoritmo e di vociferate funzioni di ascolto ed apprendimento dei connotati fisici occidentali.
Se sulla seconda e terza funzionalità non esistono inchieste specifiche, ben diverso è per la prima, sulla quale Forbes avrebbe indagato, asserendo quindi la reale esistenza di un booster con il quale gli impiegati dedicati potrebbero aumentare esponenzialmente fino alla viralità dei contenuti specificatamente selezionati.
Jamie Favazza, portavoce di TikTok, ha dichiarato a Forbes che l’aumento delle visualizzazioni di determinati video non è l’unico motivo per cui i dipendenti decidono di promuoverli. TikTok “spinge anche alcuni video per aiutare a diversificare l’esperienza dei contenuti“. Favazza suggerisce anche che questo non accade spesso sul social, affermando che solo lo 0.002% dei video nei Per Te sono stati boostati.
Funzione quindi che amplificherebbe timori di manipolazione politica, legandosi alla preoccupazione che il governo cinese possa costringere il proprietario della piattaforma, ByteDance, ad amplificare o sopprimere determinate narrazioni.
TikTok ha riconosciuto di aver precedentemente censurato i contenuti critici nei confronti della Cina e l’anno scorso ex dipendenti di ByteDance hanno dichiarato a BuzzFeed News che un’altra app ByteDance, un aggregatore di notizie ormai defunto chiamato TopBuzz, aveva appuntato “messaggi pro-Cina” in cima alle sue notizie feed per i consumatori statunitensi.
Il rapporto in questione è stato negato da ByteDance.
Alla fine scegliere di utilizzarlo o meno spetta solo all’utente finale ed alla sua libertà, al netto però di una educazione ai rischi che comporta la condivisione selvaggia di propri ed altrui dati.
Link e Fonti: